Avvertenze sulla lemattizzazione e sulla grafia del sanscrito
Per facilitare la consultazione anche da parte di studiosi non specialisti e, più in generale, dei cultori di discipline indologiche interessati ad approfondire, anche attraverso un corretto uso lessicale, le radici della millenaria tradizione culturale indiana, i lemmi, sia semplici sia composti, sono stati elencati individualmente e non raggruppati sotto radici o temi principali.
L'ordine che si è seguito per la elencazioni dei lemmi è quello della tradizione indiana, basato sul sistema fonetico sanscrito, quello cioè con cui i grammatici indiani citano nelle loro trattazioni i suoni della lingua sanscrita. L’inventario fonetico del sanscrito comprendente una serie di vocali, sia brevi sia lunghe, una serie di dittonghi e vari tipi di consonanti occlusive e
continue, sorde e sonore, aspirate e non aspirate.
La grafia comunemente impiegata in tutta quanta l'India per scrivere il sanscrito è chiamata devanāgarī e si è andata formando intorno al VII sec. d.C. Il termine devanāgarī è un aggettivo riferito al sostantivo femminile lipiḥ, «scrittura» solitamente
sottinteso. Etimologicamente la parola è composta dal termine deva- «dio», (ma anche «brahmano», secondo la concezione abbracciata dai sacerdoti che si consideravano degli dei in terra), e da nagara- «città», così che tutto il composto si può intendere come «(scrittura) per gli usi civili dei brahmani».
Questa scrittura è in grado di rappresentare tutti i suoni della lingua sanscrita dei quali costituisce un'esatta trascrizione fonetica: ogni segno non può leggersi che in unico modo, come del resto, ogni suono non ha che un'unica rappresentazione, a differenza di quanto avviene nella maggior parte delle grafie di altre lingue, dove singoli segni sono suscettibili di letture diverse e
suoni uguali possono, viceversa, essere trascritti con segni diversi.
Essa corre da sinistra a destra come quelle occidentali. Tuttavia, al contrario di quelle occidentali in cui le lettere sono elencate secondo un ordine del tutto casuale, ma consolidato dalla tradizione che ne fa una sequenza fissa, i segni della scrittura devanagarica sono elencati in base al tipo di suono e secondo il criterio della successione degli organi fonatori dove i suoni vengono
prodotti, a partire da quello più interno (la gola) fino a quello più esterno (le labbra). Il sistema grafico sanscrito è insomma una vera e propria trattazione di fonetica che rivela uno studio e una elaborazione approfonditi da parte dei grammatici nativi che, con grande finezza e acume, ci hanno fornito osservazioni sulla loro lingua, degne della più moderna linguistica
La grafia devanagarica è presentata nel Dizionario in traslitterazione con caratteri latini effettuata secondo i criteri stabiliti dal «Translitteration Commitee» nel corso del X Congresso degli Orientalisti tenuto a Ginevra nel settembre 1894 e tuttora considerata la traslitterazione scientifica unanimemente accettata.
Oltre alla Presentazione e alle Avvertenze per la consultazione (che contengono anche le abbreviazioni utilizzate nel Dizionario) si rimanda all'Introduzione alla lingua e alla grammatica sanscrita per ulteriori approfondimmenti.
Per consultare il Dizionario basterà selezionare in alto a sinistra l'area di interesse (Vocali, Dittonghi, Consonanti) e quindi cliccare su un segno. Ad ogni segno corrisponde un file PDF ricercabile che si aprirà in una nuova finestra. Si ricorda infine che il riconoscimento dei caratteri non è assicurato nella sua totalità.
IL PROGETTO DI DIGITALIZZAZIONE E' STATO REALIZZATO GRAZIE AL SOSTEGNO DELL'UNIONE ACCADEMICA INTERNAZIONALE E DELL'UNIONE ACCADEMICA NAZIONALE.
Se si è interessati ad una copia fisica del dizionario si prega di contattare l'editore ETS all'indirizzo info@edizioniets.com
E' possibile scaricare l'intero Dizionario cliccando qui